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Cristina Calderon



PUERTO WILLIAMS - ISLA NAVARINO



VILLA UKIKA

Le mie ricerche mi hanno portato fin qui, in realtà quello che vivo ora e’ l’attesa di un incontro con un’altra donna. L’immagine e’ la seguente: una giovane donna caucasica, di lingua italiana, alta circa 1,60 cm di carnagione chiara e cappelli castano scuro, attraversa l’oceano partendo da Roma e sbarca nel sud delle Americhe, prende un aereo e poi con una lunga traversata di 28 ore per nave arriva al Puerto Williams - piccolo porto nella Isla Navarrino situato nello stretto di Magellano nella regione Antartica della Patagonia meridionale.. - aspetta di incontrare Cristina Calderon, l’ultima donna di stirpe Yagan.

Sono quindi in Cile! terra selvaggia e segnata da una storia recente molto densa mi riferisco agli anni della dittatura di Pinochet e andando ancora piu’ indietro nel tempo, alle antiche conquiste da parte degli Spagnoli che si sono spinti fino al “culo del mundo ” - come dicono i cileni - a Cabo de Horn, ed e’ proprio questa la mia finale destinazione.

Cristina Calderon vive infatti a Villa Ukika piccolo pueblito che si affaccia nel lato meridionale proprio verso questo Capo cosi’ estremo. E’ proprio qui che le antiche popolazioni native dalle Patagonia si sono insediate: una delle terre piu’ dure, lo dico per il clima, e allo stesso tempo terribilmente belle che io abbia mai visto.
Cristina Calderon donna di circa 87 anni, e’ stata riconosciuta dal Consiglio Nazionale per la Cultura e le Arti del Cile come Patrimonio Umanitario Vivente nel 2003, all’interno della Convenzione per la Salvaguardia dei Patrimoni Culturali Intangibili dell’UNESCO.

L’obiettivo dell’intero progetto e’ quello di preservare e documentare una lingua - quella Yagan - ormai quasi scomparsa, perché una volta morta anche la signora Calderon non ci saranno altre persone al mondo che la conoscano o la parlino.
Inutili le digressioni sul codice linguistico dominante quello spagnolo e sull’imposizione di una “cultura altra” all’interno di un territorio gia’ ricco di tradizioni e di un sistema sociale e filologico molto piu’ originario rispetto all’egemonia spagnola. L’altro in questo caso si definisce per sottrazione: viene evidenziato da una mancanza, da una progressiva eliminazione e perdita di un’identità, quella linguistica.
Ma chi e’ questo soggetto che definisco altro? Ed io in questo momento devo definirmi? Se la caratteristica cruciale del soggetto nomade è il suo essere post-identitario - come ci ricorda Rosi Braidotti - : nomade è un verbo, un processo attraverso il quale tracciamo molteplici trasformazioni e molteplici modi di appartenenza, ognuno dipendente dal posto in cui ci troviamo e dal modo in cui cresciamo. Insomma, dobbiamo tracciare cartografie alternative delle nostre soggettività non-unitarie, così da poterci liberare dell'idea che possano esistere soggetti completamente unitari, che appartengono a un solo luogo.
Nomade quindi sono io arrivata fin qui, nomade e’ anche l’antica cultura delle canoe Yagan quella di Cristina Calderon, a questo punto siamo realmente una di fronte all’altra.